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30/1/2013 0 Comentarios Partenze verso la libertà
Partenze verso la libertà di Sara De Vido
Intervista in occasione della presentazione del libro "Partenze", Sigismundus editore, che raccoglie i due testi "Appunti (residui) dal manoscritto distrutto" e "Poesie della partenza (Il Gazzettino di Treviso, 30 gennaio 2013)
Ci sono momenti nella vita in cui si sente l'esigenza di partire. "Non ci sono luoghi peggiori o migliori dove vivere, però ci sono delle persone che hanno bisogno di partire, che hanno il coraggio di farlo. A chi mi chiede, preoccupato e triste qui dall'Italia, come sto, rispondo: povero, ma felice". Nicola Giuliato, uno dei fondatori e anima fino allo scorso anno dello Spazio Paraggi, è partito quasi un anno fa alla volta del Messico, di un piccolo paese della "frontera", Matamoros.
Che a ben vedere è sempre Nordest, pure industrializzato, ma messicano. Partito per varie ragioni, anche di cuore. Da qualche giorno Giuliato è in Italia per presentare il suo libro, che in realtà sono due: "Partenze" (Sigismundus, 184 pp., 14 euro). Primo appuntamento domenica, alle 17, alla casa dei beni comuni di Treviso, presentato dal collettivo ZTL.
Né racconti, né raccolta di poesie: cos'è il suo libro? "Sono aforismi, poesie, piccoli racconti, numerati cronologicamente, suddivisi in due quaderni. Il secondo inizia seguendo la numerazione con cui si è concluso il primo. Il primo quaderno si intitola 'Appunti (residui) di un manoscritto distrutto' tratto da un libro scritto anni fa che ho bruciato, o meglio cancellato dall'hard disk: 40 componimenti sono ricomparsi in un altro hard disk e li ho rivisitati. Il secondo è 'Poesie della partenza'. Devo molto a Francesco Crosato e a Bruna Graziani". Sono componimenti sulla sua vita, le sue esperienze? "È un misto di forme di scrittura, autobiografiche, ma anche con una base filosofica. L'idea è che è necessario creare dei conflitti, distruggere degli schemi per creare qualcosa di nuovo. La scrittura è questo per me. Scrivo in modo libero, come se fossi davanti ad uno specchio. Al contempo questa mia scrittura porta a un senso di destabilizzazione anche in chi legge. È un reportage intimo, insomma, che risente del momento che vivo. Non posso scappare dalle cose che vedo. Quindi posso parlare anche della politica italiana, ad esempio del governo tecnico». La scelta del luogo dove presentare il libro non è casuale. L'ex Telecom e ora, a causa dello sgombero del sito, alla casa dei beni comuni. "Ho scelto ZTL perché considero il mio libro underground e perché ho fondato lo Spazio Paraggi per motivazioni simili, cioè perché avvertivo l'esigenza di spazi dove potersi esprimere. Per me il Paraggi era un blog fisico. Così a ZTL, oltre al mio libro, vorrei portare la mia esperienza. Sarebbe bello che la loro esperienza diventasse una piazza, intesa come spazio aperto dove le persone si incontrano in modo libero e da cui possono nascere cose nuove. Era la mia idea per Treviso, un festival contenitore che non sono riuscito a creare, dopo aver parlato a lungo con Provincia e Comune". Come vede l'Italia dal Messico? "Penso che la crisi che stiamo vivendo è quella di un corpo che si sta ripensando. Non sono violento, ma attendo che l'onda mediterranea arrivi in Italia. Bisognerebbe cominciare ad essere più puri. La mala politica non la sopporto più". E come si vive in Messico? "Vivo alla frontiera, un luogo difficile. Oltre a scrivere, sto cercando un contatto con gli imprenditori locali. Sarebbe positivo che gli imprenditori italiani portassero la loro esperienza di piccole medie imprese in Messico". C'è qualcosa di Treviso che le manca? "Mio figlio, la mia famiglia, gli affetti. Il resto no. Quando faccio una scelta, difficilmente mi guardo indietro".
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